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L’odontoiatria estetica è una branca dell’odontoiatria in costante evoluzione. Il sorriso di ogni paziente è importante e le sue aspettative devono essere tenute in considerazione. L’ “Hollywood smile” è concepito da dentisti americani per gli attori, personaggi famosi e dello showbiz televisivo che richiedono denti bianchissimi, ma è assolutamente riproducibile anche in Italia.
I batteri patogeni che non vengono rimossi adeguatamente e che causano placca gengivale e batterica.
Il picco della carie si rileva in età scolare, dai 6 ai 18 anni.
L’età ideale sono i 3 anni al fine di poter rilevare eventuali problemi scheletrici e difetti di interposizione della lingua.
È una chirurgia che interessa i tessuti di sostegno dei denti. Diventa necessaria quando la semplice terapia non chirurgica non è sufficiente a ripristinare condizioni di salute ottimali. La chirurgia consente, inoltre, di ricostruire i tessuti di sostegno andati distrutti con la progressione della malattia.
Oggi con la tecnologia che disponiamo i nuovi spazzolini elettrici sono ottimali per l’igiene domiciliare.
È un termine coniato da Brenemark che definisce l’intima unione (meno di 100 micron) tra osso ed un impianto artificiale in titanio.
Oggi i metodi sono molteplici. Con una protesi removibile (dentierina), con un ponte (insieme di corone unite) oppure con una radice artificiale cioè un impianto.
Una devitalizzazione consiste in una cura canalare. In parole povere nell’ eliminazione del complesso vascolo-nervoso che è presente all’interno di ogni dente. Questa può essere eseguita per eliminare il dolore o per motivi riabilitativi.
Al fine di sfruttare i picchi di crescita ossei di un bambino sarebbe giusto iniziare la terapia ortodontica attorno ai 6-7 anni e sfruttare il primo periodo di crescita, oppure attorno ai 13-14 anni. È imprescindibile la collaborazione tra il bimbo e l’odontoiatra, al fine di raggiungere assieme gli obbiettivi che si sono prefissi.
Decisamente un male! Se c’è sanguinamento significa che c’è infiammazione, e se c’è infiammazione significa che c’è un’infezione in atto.
Sì, se la forza di avvitamento dell’impianto è superiore a 35 nV può essere utilizzato subito (carico immediato).
Sì, esiste una netta correlazione dimostrata scientificamente: l’86% degli impianti che presentano problemi si trovano in bocche di fumatori.
No, però può manifestarsi in un certi casi e per trattamenti molto prolungati un aumento della sensibilità termica che è però reversibile.
No perché si tratta di un materiale “inerte” che il nostro organismo non riconosce come estraneo. Però possono o non integrarsi con l’osso o ammalarsi di “perimplantite” in un secondo momento e perdere l’integrazione.
Se ben eseguita e ben “mantenuta” dal paziente una durata di circa 10 anni ritengo sia una possibilità concreta.
Perché l’accesso alla polpa indebolisce la struttura dentaria residua e i denti posteriori che sostengono il maggior carico possono andare incontro ad una frattura più o meno grave.
Il fumo è un fattore di rischio determinante per la Parodontite. Il fumo di sigaretta è legato alla parodontite in rapporto dose-dipendente, ovvero maggiore è il consumo giornaliero di sigarette, maggiori sono il rischio di insorgenza, la severità delle lesioni e la rapidità di progressione della parodontite.
No, la malattia è sostenuta dalla placca batterica. Ci può però essere una particolare sensibilità, ereditaria o acquisita, alla loro azione per cui pochi batteri possono creare molti danni.
La parodontite è una malattia infiammatoria infettiva cronica, che causa la distruzione dell’apparato di supporto dei denti, costituito dalle fibre di attacco (legamento parodontale) e dall’osso alveolare. Se non opportunamente trattata, la parodontite porta, inevitabilmente, alla perdita dei denti.
Sì, si comporta come ogni altro dente e in più non da segni di malattia essendo insensibile al caldo, al freddo ed agli zuccheri.
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